Archaeology and Contemporary Art

FOROF è una realtà unica a Roma che combina archeologia e arte contemporanea, storia e sperimentazione, offrendo servizi diversificati e una proposta culturale innovativa. Fondato da Giovanna Caruso Fendi nel 2022, FOROF attua un modello inedito di imprenditoria culturale con la volontà di generare un impatto sociale positivo e duraturo grazie a un programma basato sull’idea di un luogo di cultura e scambio in cui passato e presente si confrontano.

Roma ha attratto per secoli scrittori, artisti ed intellettuali da tutto il mondo e può tornare anche oggi ad ospitare progetti d’arte che ne riscoprano il fascino antico nel nostro presente in un inevitabile confronto con la storia della città e con il suo patrimonio storico-artistico. Il programma culturale che è alla base dell'intero progetto e della sua identità si basa sull’idea di rendere FOROF un luogo di cultura, arte e storia.

FOROF occupa gli spazi dello storico Palazzo del Gallo di Roccagiovine, di fronte alla Colonna Traiana ai Fori Imperiali, e conserva negli ambienti ipogei, in convenzione con la Soprintendenza Archeologica di Roma, i marmi colorati della pavimentazione della Basilica Ulpia e i resti dell'abside orientale (II sec. d.C).

Con l'obiettivo di condividere l'arte in modo innovativo, in un dialogo costante tra storia, archeologia e arte contemporanea, e dando ampio spazio alla visione degli artisti, FOROF ospita un programma di mostre site-specific in dialogo con il sito archeologico della Basilica Ulpia. Le mostre site-specific vengono attivate attraverso un programma di appuntamenti mensili – Episodi – offrendo vere e proprie esperienze partecipative di approfondimento della mostra in corso.

Giovanna Caruso Fendi

FOROF nasce dall’esigenza non solo di tutelare, conservare e proseguire il percorso di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del luogo in cui nasce, ma anche dal senso di responsabilità di rendere l’arte contemporanea un mezzo per veicolare contenuti che portino ad una riflessione e ad “aprire la mente”.

Ho voluto affidare l’ideazione della programmazione artistica ad un team curatoriale di grande esperienza, sensibilità e prestigio, seguendo l’idea che l’arte possa creare un collegamento tra la profondità del passato e il potenziale del presente, portando ad una maggiore consapevolezza del nostro contemporaneo.

Dall'idea infatti che anche il pensiero si evolve proprio con un movimento a spirale di ascesa e discesa, si potrà creare, attraverso i messaggi veicolati dagli artisti contemporanei, una sorta di collegamento perenne tra la discesa nella storia (sito archeologico) e poi anche di ascesa verso il presente (piano strada), come una pellicola (colonna Traiana) quasi di regia cinematografica che continuamente va in avanti e indietro, in un continuo arricchimento individuale e sociale. Vorrei che FOROF fosse un luogo di improvvisazione, un contenitore di esperienze da vivere, come se immaginassimo un coinvolgente e lungo tramonto che dall’entrata all’uscita … non finisce mai! Con FOROF l’intento è quello di abbracciare il confronto con la storia e la bellezza attraverso il linguaggio degli artisti che parteciperanno alla programmazione dello spazio in un modo del tutto inedito ed innovativo. Un luogo inteso non come un museo, ma come uno spazio vivo, un palcoscenico dove il ruolo dello spettatore si confonde con quello del performer.

Basilica Ulpia

Sito Archeologico

Il sito archeologico, accessibile e visitabile dagli spazi di FOROF, costituisce uno dei rinvenimenti più rilevanti degli ultimi anni nell’area del Foro di Traiano, conservando la più vasta area pavimentale marmorea di tutto il complesso traianeo. Le operazioni di scavo e di recupero sono state condotte a partire dal 2001 e realizzate dalla Fondazione Alda Fendi - Esperimenti. Grazie a questi scavi, nella zona corrispondente al troncone centrale e verso l’abside orientale della Basilica Ulpia, sotto l’attuale Piazza Foro Traiano e il palazzo Roccagiovine, si è potuto accertare la sistemazione definitiva delle lastre di marmo della pavimentazione della Basilica e i diversi tipi di marmo impiegati (giallo antico, pavonazzetto, verde africano). Un rinvenimento importante e per certi versi inaspettato, considerato l'eccellente grado di conservazione della pavimentazione.

Il Foro Traiano e la Basilica Ulpia

La Basilica Ulpia, parte del Foro Traiano, si apriva sulla sua piazza con tre ingressi e con una facciata coronata da un attico decorato con fregio. L'interno era diviso longitudinalmente in cinque navate e svolgeva funzioni commerciali e giudiziarie. Sui lati minori si aprivano due grandi absidi, in uno dei quali erano state trasferite le funzioni che in precedenza si svolgevano nell’Atrium Libertatis, sede dell’archivio dei magistrati Censori ed edificio dove si eseguiva la cerimonia di manomissione, con cui gli schiavi ottenevano la libertà e la cittadinanza, con gli annessi diritti civili e politici.

Nella fase tarda del periodo romano abbiamo una serie di informazioni che indicano la continuità di vita di questo monumento: diciannove leggi del Codex Theodosianus furono promulgate in questo Foro tra il 319 e il 451 d.C. All’interno del Foro di Traiano, ai summi viri, venivano tributati onori con l’erezione di statue, come dimostrano le numerose basi, come quella rinvenuta proprio nella Basilica Ulpia sotto Palazzo Roccagiovine e datata tra il 440 e il 447 d.C. Questa base reca incisa parte di un’iscrizione in cui l’imperatore Valentiniano III dà disposizione al praefectus urbi di collocare una statua di bronzo dorato in quel celebre luogo, per onorare un personaggio vivente di cui non è rimasto il nome Per via della sua maestosità il complesso traianeo rimase in vita molto più a lungo rispetto agli altri grandi complessi imperiali e venne distrutto dal terremoto dell’anno 801, le cui tracce sono visibili all’interno degli scavi accessibili da FOROF.

La tessitura della pavimentazione della Basilica Ulpia e l’alternanza dei tipi di marmo, ricostruiti grazie ai lavori svolti, hanno permesso di comprendere come la zona dell’esedra doveva avere infatti una tessitura di lastre rettangolari che delimitavano una serie di quadrati con inseriti alternativamente cerchi e quadrati minori, esattamente come doveva avvenire nel troncone centrale della Basilica. La zona del colonnato presentava un’alternanza regolare di lastre rettangolari di giallo antico e pavonazzetto posizionate asimmetricamente fra di loro. Ai lati delle colonne invece era posta una fascia di marmo verde africano. Le basi di colonna erano inserite nel tracciato geometrico del pavimento. Infine, è stato portato in luce, perfettamente conservato, uno dei quattro grossi tondi che dovevano essere posti ai vertici delle due navate più esterne.